27/09/10

Dal 2011 il conto energia taglia i bonus per il fotovoltaico, ecco come

dal sito del Sole 24 Ore

L'attesissimo decreto sul conto energia per gli anni 2011-2013 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 24 agosto e gli operatori tirano un sospiro di sollievo: oltre a poter finalmente dare certezze ai propri clienti (il portafoglio ordini per quest'anno era ormai esaurito), i previsti tagli agli incentivi si sono rivelati tutto sommato accettabili e qualche timore è stato fugato: per esempio sono stati reintrodotti i premi per la rimozione dell'amianto. Le riduzioni, che oscillano tra il 18 e il 20% nel 2011 e un ulteriore 6% per gli impianti che entreranno in esercizio nel 2012 e nel 2013, sono in parte compensate dal calo del costo dei pannelli: solo due o tre anni fa era da preventivare un investimento complessivo di circa 21mila euro, per un impianto di 3 kW nell'Italia settentrionale. Ora si è scesi grosso modo a 16.500 euro, pur utilizzando moduli di buona qualità.

Prezzi in discesa
Gli incentivi del conto energia restano tra i più generosi d'Europa e si spera che già nel corso del 2011 – anno in cui le tariffe incentivanti si ridurranno progressivamente nel primo, secondo e terzo quadrimestre – il prezzo dei pannelli, e soprattutto quello degli inverter, si adegui al calo degli incentivi. In passato, infatti, alla generosità dei bonus si erano accompagnati prezzi sensibilmente più elevati che nel resto d'Europa (lo aveva denunciato anche il Gse). Oggi gli equilibri sono mutati, grazie all'aumento della concorrenza e a una maggiore attenzione alle esigenze di mercato. Qualche disfunzione, comunque, c'è ancora, almeno a sentire gli operatori: «Poiché è in atto la rincorsa a finire gli impianti entro il 31 dicembre 2010 per poter godere degli incentivi in corso – spiega Tiziano Dones di T&G Sistemi – gli inverter a pronta consegna sono divenuti introvabili, se non con aumenti dal 30 al 60% dei prezzi». D'altra parte, la maggiore concorrenza porta con sé una maggiore differenziazione dei prodotti. A livello di prezzi, si va dai 1.200 euro/kW per i moduli di bassa qualità, ai 1.600 euro/kW per quelli "normali", ai 1.800-2.000 euro/kW per quelli di elevata qualità, fino a toccare i 3.000 euro/kW per quelli con tecnologia avanzata e ottima efficienza. Insomma, il committente, e i tecnici incaricati, debbono prestare sempre maggiore attenzione alla qualità dell'impianto realizzato, per non avere pessime sorprese.

Due nuove categorie
Le novità tariffarie del nuovo conto energia sono sintetizzate nelle tabelle a destra e nella scheda qui a fianco. Come si può notare, sono state dettagliate rispetto al passato le agevolazioni, non più ripartite in tre diversi livelli di potenza del fotovoltaico, ma in sei. Inoltre, la categoria degli impianti integrati negli edifici è stata abrogata e ne è nata una nuvoa, che prevede requisiti più rigidi di efficienza energetica. Per gli impianti su pergole, serre, barriere acustiche, tettoie e pensiline è débâcle: prima erano al top degli incentivi, perché considerati integrati, ora hanno tariffe pari a alla media aritmetica tra gli impianti sul tetto e quelli a terra. Anche gli impianti a concentrazione (dove specchi riflettenti seguono il moto del sole concentrandolo sulle cellule) hanno tariffe ad hoc. Infine, i premi aggiuntivi sono stati riparametrati.

Tempi più lunghi
Tra le altre novità procedurali, l'allungamento dei tempi burocratici. Il responsabile dell'impianto ha 90 giorni dalla data di entrata in esercizio (e non più 60) per presentare la richiesta di incentivo al Gse. Quest'ultimo, però, può attendere 120 giorni (e non più 60) prima di pronunciarsi. In teoria, le procedure per l'accesso alle tariffe restano quelle contenute nel decreto ministeriale 19 febbraio 2007, ma in pratica l'Autorità per l'energia dovrà adeguarle al nuovo decreto, con delibera da emanarsi entro 60 giorni. L'allegato 3 al decreto definisce la documentazione, più dettagliata rispetto al passato, per la richiesta di concessione, in sostituzione a quella prevista dalla delibera Aeeg 90/2007. Tuttavia l'Authority dovrà predisporre i nuovi prestampati di domanda e le nuove schede tecniche.

Il nodo della cumulabilità
L'articolo 5 affronta i dubbi sulla cumulabilità con altri incentivi, erogati per esempio dagli enti locali. In estrema sintesi, i contributi in conto capitale, in misura non superiore al 30% (e non più del 20%, come in passato), sono cumulabili solo per gli impianti con potenza nominale non superiore a 3kW o per gli impianti fotovoltaici integrati con caratteristiche innovative e a concentrazione. Fanno eccezione gli impianti realizzati su scuole, ospedali o edifici sedi di enti locali, purché anch'essi di proprietà pubblica, che, possono ricevere contributi fino al 60% dell'investimento. Restano le vecchie regole in caso di bandi emanati prima del decreto con relativi impianti realizzati entro il 2011.

Agevolazioni extra
Incentivi ulteriori, cumulabili con le tariffe ma non tra loro

Impianti sugli edifici
+10% della tariffa se installati in sostituzione di coperture in eternit o contenenti amianto
+5% della tariffa se realizzati da Comuni con meno di 5mila abitanti e in scambio sul posto in caso di riduzione di almeno il 10% degli indici di prestazione energetica estiva e invernale dell'involucro: maggiorazione percentuale della tariffa pari alla metà della percentuale di riduzione del fabbisogno di energia. Tetto del 30% in più della tariffa riconosciuta alla data di entrata in esercizio dell'impianto.

Impianti non sugli edifici
+5% della tariffa se ubicati in zone classificate entro il 25 agosto 2010 dallo strumento urbanistico come industriali, commerciali, cave, area di pertinenza di discariche o di siti contaminati. In alternativa, sono possibili contributi in conto capitale fino al 30%, erogati da enti pubblici.

Sistemi a scambio prevedibile
+20% tariffa per l'energia prodotta in ciascun giorno in cui si è rispettato il programma orario (impianti con potenza da 200 kW a 10 MW che hanno un profilo complessivo di scambio con la rete che rispetta un programma tra le 8 e le 20).

Impianti a concentrazione
Tariffe particolari sono previste per gli impianti a concentrazione da 1 a 5.000 kW, ma solo a favore delle persone giuridiche e degli enti pubblici.

23/09/10

Dimensionamento batteria tampone per circuiti elettronici in c.c.

Dimensionamento batteria tampone per circuiti elettronici in c.c.:

Z = Y/X h

dove
Z = numero di ore di autonomia
Y = batteria tampone (in Ah)
X = corrente assorbita dal carico

N.B.: quanto sopra in caso di corrente assorbita costante

15/09/10

L’Europa obbliga gli Stati “morosi”: fornitori e aziende pagati entro 60 giorni

dal sito Blitz Quotidiano.it

Stavolta l’Europa l’ha fatta…buona. Stavolta non c’è da lamentarsi dei “burocrati” di Bruxelles, stavolta impartiscono a Stati e governi nazionali un ordine sacrosanto e benefico. Stavolta l’Europa obbliga gli Stati e i governi a pagare le aziende e i fornitori entro sessanta giorni. Alzi la mano l’azienda o il fornitore italiano che aspetta da da più di due mesi più, più o meno disperato, un pagamento da parte della Pubblica Amministrazione. In Italia la media di attesa del dovuto è il doppio: quattro mesi, 133 giorni per l’esattezza. La media, solo la media. Chi aspetta di essere pagato avendo lavorato o fornito per la Sanità italiana aspetta in Friuli 90 giorni, 352 nel Lazio, 641 in Campania. L’obbligo stabilito dall’Europa scatta dal 2012, ancora un anno e mezzo di sofferenza per le aziende strette, anzi stritolate, tra lo Stato che non paga e le banche che non aspettano, non danno respiro all’impresa che “ce la farebbe”, conti alla mano, se lo Stato pagasse. Però tra un anno e mezzo il calvario finisce, per ordine dell’Europa. Finisce davvero, almeno da noi? La Pubblica ammnistrazione italiana deve alle aziende qualcosa come 70 miliardi, 40 nel solo settore della Sanità, e questo riguarda le Regioni. Sedici miliardi sono i debiti non pagati dai Comuni. Stato centrale, Regioni e Comuni dal 2012 dovranno pagare entro sessanta giorni. E se non pagano entro quesi termini? Interesse del sette per cento annuo da versare al creditore sulla somma non pagata per il tempo in cui non si paga. E’ una vera “grande riforma”. Made in Europa, quell’Europa accusata spesso di essere la fonte di ogni guaio. Una riforma che obbliga la mano pubblica a pagare obbliga la stessa mano a fare qualcosa che troppo spesso non fa: essere “responsabile” nella decisione di spesa. Perchè, accanto alla grande riforma che viene dall’Europa avanza e si affianca il cosiddetto federalismo fiscale. E’ fresca di stampa la notizia che i Governatori delle Regioni potranno alzare l’addizionale Irpef fino al tre per cento, più o meno il doppio di quanto si paga ora. Potranno e dovranno se la Regione opera in deficit di bilancio. Significa che quel deficit e quel debito, finora percepito dai cittadini come “pubblico” e cioè di nessuno, a carico di fatto di nessuno, diventa concreto, reale e personale. Roba che si tocca, che “si mangia”. Votare per chi produce deficit non sarà “indifferente” ai fini della busta paga e della pensione o del bilancio del negozio, dello studio e dell’azienda. Se “loro” spendono a debito, “tu” paghi. E anche se “tu” chiedi ed esigi che non venga cancedllato neanche un posto letto, un Tribunale o una stazione ferroviaria, non è più gratis o a carico di un generico Stato, Regione o Comune. Se esigi, paghi. Dal 2012, non è poi così tanto lontano. E saranno “riforme” che somigliano ad una rivoluzione. Nelle tasche e nella testa della gente.

Potere di interruzione degli interruttori: differenza tra Icu, Icn e Ics

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